Antiche Tradizioni

La benedizione degli animali

Antiche Tradizioni

La benedizione degli animali

Il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio, è tradizione dei bormini portare i propri animali sul sagrato della chiesa dedicata al Santo, sita nel reparto Combo, per ricevere la benedizione del parroco.

Anche se oggi vengono portati alla benedizione soprattutto gli animali domestici e da compagnia questa tradizione ha origini antichissime e testimonia sia la grande fede in Sant’Antonio, sia l’importanza che gli animali avevano un tempo nello svolgimento della vita quotidiana nei campi.

Un tempo infatti la cerimonia era anche un rito ben augurale alle soglie della primavera. Vi era infatti anche il detto “ A Sant’Antoni un ora bona ” (A Sant’Antonio un ora buona) che sanciva l’allungarsi delle giornate in vista dell’imminente bella stagione e della conseguente ripresa del lavoro nei campi di segale e patate.
Era quindi fondamentale richiedere la benedizione per il proprio bestiame affinché avessero le forze che servivano per la dura vita nei campi. La cerimonia era molto sentita e nessun bormino sarebbe mai mancato a tale appuntamento: ogni lavoro che, in quella giornata, avesse previsto l’utilizzo di un animale era sospeso e rimandato al giorno successivo.

Il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio, è tradizione dei bormini portare i propri animali sul sagrato della chiesa dedicata al Santo, sita nel reparto Combo, per ricevere la benedizione del parroco.

Anche se oggi vengono portati alla benedizione soprattutto gli animali domestici e da compagnia questa tradizione ha origini antichissime e testimonia sia la grande fede in Sant’Antonio, sia l’importanza che gli animali avevano un tempo nello svolgimento della vita quotidiana nei campi.

Un tempo infatti la cerimonia era anche un rito ben augurale alle soglie della primavera. Vi era infatti anche il detto “ A Sant’Antoni un ora bona ” (A Sant’Antonio un ora buona) che sanciva l’allungarsi delle giornate in vista dell’imminente bella stagione e della conseguente ripresa del lavoro nei campi di segale e patate.
Era quindi fondamentale richiedere la benedizione per il proprio bestiame affinché avessero le forze che servivano per la dura vita nei campi. La cerimonia era molto sentita e nessun bormino sarebbe mai mancato a tale appuntamento: ogni lavoro che, in quella giornata, avesse previsto l’utilizzo di un animale era sospeso e rimandato al giorno successivo.